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Casco da Portiere: dall’Hockey l'ispirazione per il Floorball

  • Immagine del redattore: Alessio Casamassima
    Alessio Casamassima
  • 2 mag
  • Tempo di lettura: 6 min

Tutti i portieri di floorball devono ringraziare i pionieri dell'hockey su ghiaccio, veri e propri sopravvissuti del ruolo: all'inizio, infatti, indossare un casco era quasi un disonore e per stare in porta ci voleva una sana dose di follia. Poi arrivò la svolta e tra visiere, caschi da baseball e schermi improvvisati nacque l'accessorio più iconico dell'hockey su ghiaccio.


Scopriamo insieme la strana storia del casco da portiere da hockey dalla fine dell'800 a oggi.

spartak milano portiere di floorball

Negli sport dove si usano una mazza o una stecca, il casco non solo è l'equipaggiamento fondamentale di ogni portiere, ma anche l'accessorio più distintivo e iconico. Nel floorball ogni portiere deve per regolamento indossarne uno omologato IFF (come per le stecche dei giocatori, vedi Bastoni da Unihockey: gli errori da non fare): ce ne sono di tutti i tipi, quelli per principianti che lasciano scoperto il collo oppure quelli professionali, con una mentoniera più lunga e del tutto simili al casco da portiere di hockey su ghiaccio. Tutti i caschi da floorball derivano infatti per tecnologia e design da quelli usati nell'NHL e che a loro volta hanno avuto nei decenni una curiosa evoluzione.


Eroi senza maschera: come nasce il casco da portiere di hockey


I Primi Esperimenti nati per Necessità

Con gli occhi di oggi sembrerà una follia, ma all'inizio i portieri di hockey su ghiaccio giocavano senza alcuna protezione sul viso, sia perché era vietato per loro tuffarsi e lanciarsi volontariamente a terra, sia perché l’idea di coprire il volto era considerata un segno di debolezza. Già nel 1899 però alcuni pionieri iniziarono a indossare delle protezioni soprattutto dopo infortuni: Edgar Hiscock dei Frontenacs per esempio usò una maschera da ricevitore da baseball per proteggere il naso rotto, ed Everett Marshall di Calgary fece lo stesso per proteggere l'occhio destro, l'unico che gli rimaneva dopo aver perso l'altro a causa di una steccata.


Solo nel 1927, Elizabeth Graham, portiere della squadra femminile della Queen's University, indossò una maschera da scherma ed è considerata da molti la prima giocatrice ad aver usato una protezione in porta: anche lei lo fece per necessità, perché si era recentemente sottoposta a un intervento dentistico e voleva proteggere i denti.


Maschere Improvvisate e Versioni Artigianali

Negli anni '30, Clint Benedict dei Montreal Maroons divenne il primo portiere NHL a indossare una maschera durante una partita ufficiale: era di pelle con un grosso nasello che ostruiva non poco la visuale. Benedict è stato uno dei primi grandi portieri dell'hockey professionistico e un grande innovatore in questo sport. Fu il primo estremo difensore a inginocchiarsi per fermare il disco nonostante fosse illegale cadere volontariamente sul ghiaccio. Questo suo originale stile gli valse il soprannome di "Praying Benny".


Quando il regolamento venne cambiato e si iniziò a parare nel moderno stile "butterfly" (con gambe e braccia protese a "farfalla") anche altri portieri provarono a usare maschere in filo metallico simili a quelle da Lacrosse o occhiali da aviatore: queste rudimentali protezioni erano poco diffuse soprattutto perché gli allenatori non volevano che ostacolassero la vista dei propri estremi difensori.


Nel 1936, il portiere giapponese Taj Honda fu invece il primo giocatore a indossare il casco alle Olimpiadi invernali: indossava un casco da portiere in pelle con una gabbia di metallo per proteggere i suoi occhiali da vista.


Solo nel novembre del 1959 arrivò la vera svolta: il portiere canadese Jacques Plante, dopo essere stato colpito al volto da un disco (un disco da hockey pesa fino a 170 g e può superare i 160 km/h ndr) durante una partita contro i Rangers, si rifiutò di tornare in campo senza la maschera in fibra di vetro che usava in allenamento. Non solo finì quella partita, ma rimase imbattuto per altri 18 match. Da quel momento, l’uso della maschera iniziò lentamente a diffondersi.


"Non c'è bisogno di essere pazzi per fare il portiere, ma di sicuro aiuta" cit. Bernie Parent portiere dei Philadelphia Flyers

L’Evoluzione: dalla Fibra di Vetro al “Cage”

Negli anni ‘60 e ‘70, artigiani come Bill Burchmore ed Ernie Higgins perfezionarono le maschere, rendendole più leggere e protettive. Oltre alle protezioni in fibra di vetro realizzate per lo più su misura (come quelle che indossano oggi calciatori e cestisti per proteggere le fratture al volto ndr), nacquero modelli famosi come le “pretzel masks”, maschere dall'aspetto scheletrico e dai fori intricati che ricordano un pretzel. Questi accessori non avevano alcun tipo di imbottitura, ma divennero ben presto un elemento distintivo del Goalie: alcuni, infatti, iniziarono a decorare le proprie maschere come il portiere dei Bruins, Gerry Cheevers che ogni volta che la sua maschera veniva colpita da un disco da hockey, vi cuciva sopra un filo per ricordare le vere suture che aveva sul suo viso.


Con l’aumentare della potenza dei tiri, grazie a bastoni con lame curve e materiali più rigidi, anche le maschere in fibra di vetro divennero obsolete. Si passò allora al casco con griglia metallica (helmet cage), come quello reso celebre da Vladislav Tretiak, portiere dell’URSS. Questo tipo di protezione offriva una visione ottimale e maggiore sicurezza per gli occhi.


Gli Anni ’80 e ’90: La Nascita della Maschera Moderna

Negli anni ’80 Dave Dryden combinò la maschera in fibra con una griglia cat-eye, ovvero dove i fori all'altezza degli occhi ricordano la forma di quelli di un felino, creando il primo modello moderno. Questo diede ancora più slancio alla creatività dei portieri che continuarono a personalizzare le maschere con disegni e motivi sempre più originali. Da ricordare sicuramente il portiere "alato" Jim Rutherford che dopo il passaggio dai Penguins ai Red Wings si fece riverniciare il casco di bianco con 2 ali rosse sopra gli occhi.

Nel frattempo, caschi da portiere da hockey come il Cooper SK2000 con griglia HM30 divennero popolari e i modelli modulari iniziarono lentamente a lasciare spazio alle maschere moderne in materiali compositi, più sicure e resistenti.


L'Ultimo Portiere senza Casco

L’ultimo portiere NHL a giocare senza maschera fu Andy Brown dei Penguins nel 1974. Ma anche dopo, alcuni resistettero al cambiamento. Solo negli anni 2000 il casco con griglia venne definitivamente abbandonato in favore della maschera moderna.


Il Futuro del Casco da Portiere da Hockey

Oggi, si stanno sperimentando materiali innovativi come la fibra Dyneema (usata nei giubbotti antiproiettile) per creare caschi e gabbie più leggere e resistenti. Anche il design continua a evolversi, bilanciando protezione, estetica e visibilità.



L’Eredità nel Floorball

Anche nel floorball, sport indoor senza contatto fisico diretto ma con palline veloci e tiri potenti, il casco da portiere è fondamentale. I caschi da floorball, pur ispirandosi a quelli da hockey, sono costruiti con esigenze diverse: devono essere estremamente leggeri, ben ventilati e offrire ampia visibilità. I materiali principali sono plastica ABS o policarbonato per la calotta, e acciaio o titanio per la griglia. Esistono diversi modelli, da quelli base per principianti a quelli professionali con regolazioni avanzate, imbottiture interne removibili e protezioni per il mento e la nuca. Alcuni offrono anche griglie intercambiabili per personalizzare visibilità e stile.


spartak milano primo piano casco e stecca da floorball

La scelta del casco è cruciale per ogni portiere di floorball: un buon modello deve combinare sicurezza, comfort e libertà di movimento. E se oggi i caschi da floorball sembrano strumenti all’avanguardia, è grazie all’eredità delle maschere da portiere dell’hockey su ghiaccio.


Tipologie di Caschi da Portiere

I caschi da portiere di floorball si dividono principalmente in due categorie:

  • Caschi base: progettati per principianti e uso amatoriale. Offrono una buona protezione, ma sono meno regolabili e hanno meno imbottiture.

  • Caschi professionali: ideali per portieri esperti o di livello agonistico. Offrono massima sicurezza, grande comfort, regolazioni avanzate e materiali di alta qualità.


Caratteristiche Fondamentali

Un buon casco da portiere di floorball deve garantire:

  • Leggerezza, per non affaticare il collo e permettere movimenti rapidi.

  • Ampia visibilità, con griglie ben progettate (es. cat-eye) che non ostacolano la visuale.

  • Ventilazione, attraverso prese d’aria per favorire il passaggio dell’aria durante il gioco.

  • Sistema di regolazione, per adattarsi perfettamente alla forma della testa.

  • Imbottitura interna, spesso removibile e lavabile, per comfort e igiene.

  • Protezione, assicurata dalla copertura della nuca e della parte alta del collo


Materiali Utilizzati

I materiali impiegati nei caschi da floorball sono scelti per bilanciare protezione e leggerezza:

  • Calotta esterna: in plastica ABS o policarbonato, resistente agli impatti ma leggera.

  • Griglia facciale: in acciaio verniciato, acciaio inox o titanio (nei modelli top), per protezione e visibilità.

  • Interni: schiume ammortizzanti, spesso a doppia densità, e tessuti traspiranti per aumentare il comfort.



Conclusione

Che si tratti di un principiante o di un portiere esperto, scegliere il casco giusto nel floorball è essenziale per giocare in sicurezza e con fiducia. L’evoluzione dei materiali e del design ha portato oggi a caschi altamente performanti, ispirati proprio all’esperienza dell’hockey su ghiaccio, ma adattati alle specifiche esigenze del floorball. Prova a dare un'occhiata al nostro post Consigli per gli acquisti: caro Portiere, ma quanto mi costi?



2件のコメント

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ゲスト
5月02日
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Follia!!😱

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ゲスト
5月02日
5つ星のうち5と評価されています。

🤕

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